Un solo articolo per abbattere un nome

03.09.2015 12:26

 

L'articolo è il numero 1 della legge 107 del 13 luglio 2015. Il nome è "Scuola". Se poi volessimo aggiungere nella malasorte anche l'aggettivo "Pubblica", il lavoro è pressoché completato.

Primo dei 212 commi che compongono l'articolo 1:

" Per affermare il ruolo centrale  della  scuola  nella  società della conoscenza e innalzare i livelli di istruzione e le  competenze delle studentesse e degli studenti, rispettandone i tempi e gli stili di apprendimento, per contrastare le diseguaglianze socio-culturali e territoriali, per prevenire e recuperare l'abbandono e la dispersione scolastica, in coerenza con il profilo educativo, culturale  e professionale dei diversi gradi di  istruzione, per realizzare una scuola  aperta,  quale laboratorio permanente di ricerca, sperimentazione e innovazione didattica,  di  partecipazione e di educazione alla cittadinanza attiva, per garantire il diritto allo studio, le pari opportunità di successo formativo  e di istruzione permanente dei cittadini, la presente legge da piena attuazione all'autonomia delle istituzioni scolastiche..."

Riflessioni

“Per affermare il ruolo centrale  della  scuola  nella  società della conoscenza…“: un attacco narrativo da far cigolare i cardini delle porte del paradiso in terra.   “...innalzare i livelli di istruzione e le  competenze delle studentesse e degli studenti, rispettandone i tempi e gli stili di apprendimento”: soprattutto se la legge non prevede di ripristinare il tempo scuola e i posti di lavoro tagliati dalla Gelmini, le compresenze orarie degli insegnanti attraverso le quali si potevano seguire con più attenzione i bambini che mostravano qualche difficoltà oppure si potevano svolgere attività progettuali e laboratoriali distese, il tempo pieno così come era prima: 2 insegnanti per classe con le 4 ore di compresenza. Fa inoltre ridere quel richiamo al rispetto dei tempi e degli stili di apprendimento degli alunni quando i bambini delle seconde e quinte classi continueranno ad essere valutati dall’Invalsi con delle prove a tempo, cosa educativamente raccapricciante soprattutto se proposte a dei bimbetti di appena 7 anni...                                                                                                                                                Il resto è un “bla bla” ripetitivo; un lastricare le strade dell’istruzione con i soliti buoni e vuoti propositi.

 

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Maestro Maurizio