L’inflessibilità e la leggerezza

19.04.2016 15:00

Oggi avrei dovuto frequentare il corso di formazione in sede per gli addetti alla sicurezza. Mesi or sono avevo dato la mia disponibilità. La norma (art. 37, c. 12, T.U. 81/2008La formazione dei lavoratori e quella dei loro rappresentanti deve avvenire, […]durante l'orario di lavoro e non può comportare oneri economici a carico dei lavoratori”) prevede la formazione dei lavoratori in orario di servizio e senza alcun onere per questi. Dunque mi aspettavo che date ed orari del corso fossero programmate nel rispetto della norma sopra richiamata. Invece? Dopo aver segnalato l’anomalia alla prima collaboratrice; dopo aver chiarito con lei che anche se le ore impegnate nella formazione fossero andate a recupero non ci sarebbe stato il tempo materiale per recuperarle, visto l’approssimarsi della fine dell’anno scolastico; dopo aver aspettato fino alle 12.30, termine del mio orario di servizio in questa giornata, una risposta a quanto andavo segnalando senza che questa giungesse, ho deciso di andare a chiarire direttamente con la dirigente. In presenza di quest’ultima ho elencato quanto sopra menzionato e la risposta rapida e decisa, prima che io terminassi di esporre il mio pensiero è stata pressappoco la seguente: “Anche se la norma prevede quanto lei afferma, non è possibile fare la formazione in orario di servizio (qui ho tentato di inserirmi portandole a testimonianza le mie pregresse formazioni sulla sicurezza, tutte rigorosamente espletate in orario di servizio, ma ormai era partita col suo soliloquio), perché comporterebbe un disagio grande. La scuola è una comunità che si fonda sulla disponibilità dei suoi operatori.” E terminando con un:” Lei, Campanella, non la dà mai la sua disponibilità”. A questo punto prima di rispondere ho fatto appello alle mie poche esperienze new age, alla respirazione cadenzata dello yoga e per il parto; ho riascoltato nella mia mente le parole di pace e di serenità profuse dal Dalai Lama, ho visto il fiore di loto su cui medita il Buddha allo scopo di spegnere quel vulcano che si stava impossessando del mio corpo. Dopo cotanta purificazione, guardando la capa dritto negli occhi, sono riuscito a dire con parole misurate che

1)      “una persona attenta e precisa come lei non può applicare o disapplicare le norme a seconda della convenienza del momento”;

2)      “la scuola è un ambiente di lavoro all’interno del quale si esercitano doveri e diritti, e che fintanto che i lavoratori hanno il diritto di frequentare i corsi di formazione sulla sicurezza in orario di servizio, ciò deve essere garantito”;

3)      “non spetta al singolo lavoratore risolvere le inadempienze del legislatore che, affascinato  dalle riforme visionarie, non prevede misure adeguate per garantire il rispetto di una norma dello Stato”;

4)      “la disponibilità la si dà alla classe, ai bambini, alle famiglie, ai colleghi con cui si creano forti legami umani. Lavorare in un ambiente istituzionale senza remunerazione, superando il proprio orario di servizio, calpestando l’organizzazione della propria vita privata, no, questa non è disponibilità, ma compiacenza se non servilismo.

Ad un certo punto ha squillato il suo telefono. Lei ha risposto. Mi sono alzato dalla sedia, ho ripreso la mia cartella e, salutando, l’ho liberata dalla mia presenza.

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Maestro Maurizio