Co-n-petenze

26.03.2013 22:37

È da almeno un decennio che nelle scuole del regno domina questa parola: “Competenze”. Ispettori, dirigenti e docenti “competenti” la usano in ogni occasione, formale o informale che sia. La si sente  vibrare nelle sale dei convegni, nelle aule magne, nei corridoi, nei giardini e perfino nelle mense. “Servono le COMPETENZE!”, “Bisogna progettare per l’acquisizione delle COMPETENZE!”, “È necessario attrezzarsi per veicolare le COMPETENZE!”, “Gli indicatori di apprendimento sono le COMPETENZE!” … Peccato però che in questi anni, a forza di parlare a sproposito di “Competenze” le scuole del regno hanno perso per strada buona parte del materiale utile per formarle davvero e consolidarle. Ci vogliono far credere che l’oggetto educativo si possa autocostruire limitando l’uso e la quantità dei chiodi linguistico-espressivi, delle viti matematico-scientifiche, dei bulloni storico-geografici, ecc. E a quegli insegnanti, poi, che osano chiedere se la riduzione del tempo scuola avvenuta negli ultimi anni non sia perniciosa allo scopo, i “competenti” rispondono:” Non serve la quantità, ma la qualità dei prodotti offerti (già, dei prodotti, e non delle lezioni presentate, tanto per confermare che il mondo della scuola deve stare in linea  con la sottocultura del “mercato”). E indovina, indovinello, quando ci parlano di “prodotti di qualità”, a che cosa si riferiscono in particolare i “competenti”? Naturalmente ai progetti. Soprattutto a quei particolari progetti che hanno inondato le scuole con i nomi più disparati. Che hanno sdoganato centinaia di frustrati della danza del ventre, della canzone italiana, delle arti esoteriche, dei balletti alla “Saranno famosi” e via dicendo, che da anni premevano alle porte degli istituti scolastici per mostrare il meglio di loro. I programmi della scuola primaria sono stati azzoppati dalle “Indicazioni nazionali per il curricolo”. Quelli di Storia e di Geografia sono stati i più falcidiati. Se, ad esempio, le classi quinte non studiano più i periodi rilevanti della storia contemporanea, ciò non genera, a detta dei “competenti”, problemi. Se poi capita di celebrare l’anniversario dell’unità della nostra Nazione e il Ministero dei “competenti” dell’Istruzione invita le scuole del regno a coinvolgere i propri alunni nell’iniziativa, no problem: basta tirar fuori dal cilindro un bel progettino che sopperisca alle mancate conoscenze del periodo storico di riferimento e che permetta agli alunni di autocostruirsi le “competenze” necessarie per capire l’evento. E non è nemmeno un problema per i “competenti” se il progetto assorbe tempi e risorse destinate alle lezioni disciplinari. Per i “competenti” non avviene alcuna sottrazione, ma una manifesta occasione di interdisciplinarietà aggiunta. Già, un’occasione che rischia però di sfornare dalle scuole del regno una caterva di alunni “competenti” che, spinti da un moto di riconoscenza nei confronti di chi li ha resi tali, scrivano per ringraziare: “ Grazzie, per le conpetenze che ci havete trasmeso”.

 

 

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Maestro Maurizio