Chi ha paura della Storia?

08.09.2015 20:53
8/09/2015
No, proprio non riesco a digerire la sparizione dei Programmi Nazionali del 1985 dalla scuola elementare. Furono spazzati via dalle Indicazioni Nazionali della Moratti (centrodestra) nel lontano 2004 e la loro sepoltura definitiva fu opera del ministro Fioroni (centrosinistra) nel più vicino 2007. Con la cancellazione dei Programmi del 1985 sparirono per sempre dal percorso di apprendimento della Storia il Medioevo, la Storia moderna e quella contemporanea. La Geografia fu anch'essa mutilata; l'Europa e il Mondo si persero per strada. La stoltezza di pochi membri e funzionari ministeriali hanno seminato lo scompiglio culturale nel campo della scuola elementare in nome di un non ben compreso curricolo verticale, in cui il processo di apprendimento veniva spacciato come un percorso lineare senza ritorno e che dava per scontato che un bambino di 8 anni avesse le stesse categorie cognitive di uno di 11 o un bambino di 9 le avesse come un ragazzo di 13. Pura follia! 
Voglio riproporre in questo spazio l'appello del 2008 dal titolo "Chi ha paura della storia?" lanciato dai relatori di una tavola rotonda sull'insegnamento della Storia che è poi diventato il Manifesto per la riconquista dei Programmi Nazionali e per la difesa della libertà d'insegnamento. Benché del 2008, questo appello rimane per me di estrema attualità.
 
Chi ha paura della storia? 
MANIFESTO PER LA RICONQUISTA DEI PROGRAMMI NAZIONALI E LA DIFESA DELLA LIBERTà D'INSEGNAMENTO 
Siamo insegnanti, docenti universitari, scrittori, responsabili di musei, persone legate a vario titolo al mondo della cultura, genitori di ragazzi che frequentano la scuola, semplici cittadini di decine di province italiane. Un punto di vista comune ci unisce: noi non accettiamo i contenuti e la scansione dell'insegnamento della storia che sono delineati nelle nuove indicazioni nazionali dell'ex ministro Fioroni e che riprendono la stessa impostazione già promossa dalla Moratti. In esse infatti si prevede un curricolo unico di storia, i cui contenuti vengono affrontati in modo lineare dalla terza elementare alla terza media, semplicemente sommando le conoscenze e facendo così in modo che un bambino esca dalla scuola elementare senza mai aver affrontato gli ultimi due millenni e un ragazzino delle medie non riprenda mai più la storia dell'antichità. Noi sosteniamo che ciò non tiene conto delle tappe dell'età evolutiva, del fatto che l'apprendimento avviene a spirale, cioè ha bisogno di continui ritorni. L'astrazione, la simbolizzazione, il modo di studiare, le possibilità di approfondire di un bambino sono profondamente diversi da quelli di un ragazzino, e proprio per questo è necessario un ritorno ciclico a livelli più approfonditi, per ripensare e scoprire nuovi orizzonti nelle proprie conoscenze e nelle proprie idee. L'idea che sottende il curricolo unico, invece, è quella del bambino-contenitore, uguale dagli otto ai tredici anni, da riempire di conoscenze in modo unidirezionale (e infine nozionistico). Lo studio della storia, affrontato in questo modo alla scuola elementare e media, avrà ripercussioni fortemente negative su tutto il successivo percorso di studi dei ragazzi, nella scuola superiore e fino all'università. D'altra parte, per quel che riguarda la scuola superiore denunciamo il fatto che gli assi culturali e i loro obiettivi per il biennio dell'obbligo risultano inconciliabili sia con i programmi vigenti sia con le stesse nuove indicazioni nazionali. Tuttavia gli aspetti critici delle nuove indicazioni nazionali non riguardano solo la storia, ma anche la geografia, le scienze, l'italiano, la matematica. Soprattutto ci sembra inaccettabile la logica dell'abbandono del programma nazionale, che delineava obiettivi uguali e un territorio culturale comune per tutte le scuole, lasciando alla libertà degli insegnanti la scelta su come far praticare questo territorio ai ragazzi, per affermare invece la logica delle indicazioni, che aprono la strada ad obiettivi e livelli di apprendimento molto diversi da scuola a scuola, da città a città, da alunno ad alunno. Questa logica ribalta il senso della scuola pubblica: non più luogo per superare le disuguaglianze e affermare i diritti di tutti, ma strumento per ratificare le differenze sociali. Pensiamo che la deriva iniziata in questi anni debba essere fermata con un ritorno ai programmi nazionali, in particolare quelli del 1985 per la scuola elementare, del 1979 per le medie e del 1991 per la scuola dell'infanzia. Non si tratta di programmi perfetti e certamente molti problemi già esistenti andranno affrontati. Ma il loro ripristino è oggi necessario come punto di partenza per sanare i danni già provocati e per fermare la logica del curricolo di scuola che porta alla frantumazione del sistema scolastico nazionale e dei diritti di uguaglianza sanciti dall'art. 3 della Costituzione. Per fare questo, riteniamo prima di tutto importante aprire una vera discussione nel Paese, nelle scuole, tra gli insegnanti. Tante questioni vengono sollevate e tutte devono essere affrontate e discusse: sia sul piano dei contenuti particolari delle singole discipline nelle indicazioni nazionali e negli assi culturali di Fioroni, sia sul piano della filosofia di fondo che le ispira, del ruolo dello Stato che vi si delinea, come di quello dell'insegnante e delle scuole. E' per questo che lanciamo una proposta precisa: organizzare nelle scuole, nei quartieri, nelle città, momenti di scambio, di approfondimento, di discussione. E in questo modo aprire la prospettiva di un Incontro Nazionale per la riconquista dei programmi nazionali e della libertà d?insegnamento, sulla base del quale far sentire la voce delle scuole e le loro argomentazioni, al ministro e al governo. 
Maurizio Balsamo, per il Forum Insegnanti, Trapani Rolando Dondarini, docente di didattica della storia, Università di Bologna Mirco Pieralisi, insegnante scuola primaria, Bologna Roberta Roberti, insegnante di scuola secondaria II grado, Parma Lorenzo Varaldo, insegnante scuola elementare, Torino. 
 
Questa Proposta, lanciata il 17 ottobre dai relatori di una tavola rotonda sull'insegnamento della storia che si è tenuta presso l'Università di Bologna, ha raccolto nei mesi successivi più di 1.400 adesioni. Su questa base un primo Incontro Nazionale si è svolto a Bologna il 10 maggio 2008. Al termine i 100 partecipanti, venuti da 11 province, hanno deciso di adottare questo testo come MANIFESTO per la loro azione. Si tratta di un punto di partenza e non di arrivo: UNITEVI A NOI, FATE CONOSCERE QUESTO MANIFESTO, SOTTOSCRIVETELO, INVIATECI I VOSTRI CONTRIBUTI. Comitato Promotore dell'Incontro Nazionale, Bologna 10 maggio 08 Contatti e riferimenti: chihapauradellastoria@yahoo.it Elena Esposito (333/4269308); Lorenzo Varaldo (340/2932826); fax 011-290549; 
 
 

 

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